Ricordo ancora il rumore del pedale, quel filo che scorreva veloce, così veloce che non riuscivo neanche a seguirlo con gli occhi. Era come una magia: prima un semplice pezzo di stoffa, poi, uno splendido abito.
È nata lì, in quella stanza, la mia passione per la moda.
Rimanevo lì, per ore, a guardare mia nonna spingere il pedale della sua vecchia Singer. Per lei era una macchina da cucire vecchiotta sì ma funzionante; per me, però, era molto altro. Era una sorta di “macchina della trasformazione”, rumorosa ma estremamente affascinante, un qualcosa di speciale che permetteva a mia nonna, con tutta la cura e l’abilità di questo mondo, di maneggiare tessuti creando qualcosa di splendido.
E così, le idee diventavano capi: pantaloni, maglie, vestiti, sciarpe, cappotti. In quegli anni ho capito che non c’era niente di più splendido di quell’idea che prende forma, lentamente, con passione; un’idea che dona il sorriso a chiunque la indossi.